Contenuti del corso

Il minore può essere ascoltato sia in ambito giudiziario che in ambito diagnostico e/o terapeutico. In entrambi i casi grande cura deve essere posta, dall’adulto incaricato, alla fragilità e alla posizione di asimmetria in cui si trova il piccolo interlocutore, già provato, presumibilmente, dalle esperienze sfavorevoli che l’hanno portato a questo impegnativo tipo di colloquio. In particolare l’esperienza può essere vissuta in modo inquietante in ambito giudiziario, in preparazione o nel corso dell’incidente probatorio, per la necessità che la sua testimonianza sia precisa e dettagliata, proprio su temi ed esperienze che possono averlo gravemente traumatizzato. In ambito di diagnosi e cura, l’impegno dell’adulto deve essere quello di favorire lo stabilirsi di un’alleanza terapeutica, creando un clima rassicurante per il piccolo intervistato. Anche in ambito sociale può verificarsi la necessità di ascoltare il minore, per dargli la possibilità di confidare sue eventuali esperienze negative.

Obiettivi del corso

I corsisti devono saper articolare il colloquio in modo da instaurare uno stile di fiducia, attraverso un atteggiamento empatico, dare la disponibilità a tempi anche lunghi, per tranquillizzare il bambino rispetto al compito che è chiamato a svolgere, in modo che possa quanto più possibile sentirsi a proprio agio, alternando domande significative a domande indifferenti, che gli consentano di dare risposte su temi che riguardano la sua vita quotidiana e i suoi interessi personali, senza percepire nell’interrogante l’urgenza di sapere, ma piuttosto l’interesse empatico per lui e i suoi vissuti. Le domande non devono essere MAI suggestive, ma aperte, tali da rispettare l’assoluta libertà di pensiero e di giudizio del bambino/ragazzo. Questa attenzione, che deve essere presente in ogni tipo di colloquio (giudiziario, diagnostico-terapeutico, di informazione sociale) è particolarmente indispensabile quando il colloquio si svolge in ambito giudiziario, per evitare il rischio che la suggestione dell’adulto confonda o induca il piccolo testimone a dare informazioni non corrispondenti a verità.

Docente Melania Scali, PhD in Psicologia Giuridica, Post Doc in Psicologia Sociale, psicologo psicoterapeuta e mediatore familiare

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