In occasione della Giornata mondiale del rifugiato pubblichiamo una serie di articoli che raccontano di buone pratiche di accoglienza .Progetti da condividere e replicare.

Un’istantanea delle attività dell’associazione Husson.

Dal 2009 i  volontari dell’associazione torinese Husson che  lavorano  per l’autonomia di persone in difficoltà con lo “strumento” di una squadra di calcio.In questi anni, tuttavia, hanno registrato serie difficoltà nell’inserire persone che non hanno competenze professionali specifiche. «È nata così l’idea di dar vita all’impresa sociale Survivor – spiegano -, con l’obiettivo di creare posti di lavoro in autonomia, creando prospettive di continuità anche per chi ha terminato il suo percorso formativo e attende l’ingresso nel mondo del lavoro».

L’hotel? Ve lo gestiamo noi

In Survivor lavora un gruppo di giovani rifugiati/ richiedenti asilo e persone senza dimora. La cooperativa, «multietnica, etica e non profit», offre un ampio ventaglio di servizi, dalle pulizie allo svuotamento cantine, dalla manutenzione del verde alla ristrutturazione di appartamenti. Non ultima la specializzazione nelle «proposte per alberghi»: oltre alle “classiche” pulizie c’è la gestione di bar e reception, breakfast room, facchinaggio e manutenzione.

Nata con il contributo della Compagnia San Paolo, Survivor è una delle quattro imprese torinesi che si sono costituite al termine del progetto “Start up di imprenditoria sociale”, promosso da Unioncamere Italiana e realizzato dall’Osservatorio sull’economia civile – Comitato per l’imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino

 

Un orto sul tetto della musica

In anni di progetti di biodiversità, di colture biologiche e di orti urbani a Roma ne è spuntato uno su un tetto molto speciale, quello dell’Auditorium Casa della Musica e che fra i suoi frequentatori, fruitori e destinatari ha un gruppo di rifugiati.

Tiene le fila del progetto l’associazione Valerio De Simoni, nata nel 2011 per volere della madre di Valerio, Vittoria Pasquini, in seguito alla prematura scomparsa del figlio avvenuta in Malawi durante  un viaggio, attraverso tre continenti, destinato a battere il primato mondiale di percorrenza su veicoli “four wheeler” e a raccogliere fondi per Oxfam Australia a favore di due villaggi africani.

L’associazione, con sedi a Roma e a Sidney, promuove l’ambientalismo, la solidarietà, la convivenza fra culture diverse e agisce con progetti concreti a supporto e sostegno di giovani rifugiati, soprattutto minori, in condizioni disagiate e privi di assistenza.
Sul sito www.valeriodesimoni.org si legge che “l’Associazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, beneficenza e tutela dei diritti civili, in favore delle persone in situazione di svantaggio ed in particolare in favore di cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari in condizioni economiche disagiate; il tutto sia in territorio nazionale che all’estero.

Fra i progetti realizzati c’è appunto l’orto romano che è diventato un punto di riferimento per gli abitanti e le scuole del quartiere. Visitabile in orario di apertura del Parco della Musica (tutti i giorni, dalle 11 alle 18), è suddiviso in sei grandi aiuole di terra, anch’essa biologica, nella quale sono stati piantati ortaggi e una grande varietà di piante aromatiche.

 

Hotel Magdas a Vienna 

Vienna, nel cuore della città, ha aperto l’hotel Magdas. I suoi dipendenti sono rifugiati politici accolti dallo stato austriaco che faticavano a trovare lavoro. Il progetto, il primo nel suo genere, è stato supportato dalla Caritas austriaca.

Ottanta camere doppie a prezzo calmierato, atmosfera accogliente (l’hotel accoglie opere d’arte realizzate dagli studenti dell’Accademia delle Belle Arti), posizione strategica, l’hotel Magdas è una sicurezza per il viaggiatore alla scoperta di Vienna.

Dopo nove mesi di ristrutturazione si è inaugurato a febbraio 2015 un hotel unico al mondo per il suo genere, infatti la sua gestione è stata affidata a un gruppo di rifugiati politici provenienti da 14 paesi diversi e rifugiatisi in Austria negli ultimi anni. Vanto della struttura è la sua apertura all’umanità: “stay open-minded” si legge sull’home page del sito ufficiale e poi ancora “we bring together, what belongs together”. Le lingue parlate dagli addetti dell’hotel sono 23, un’altra sicurezza per il viaggiatore o il turista che non farà fatica a essere capito.

Dal punto di vista giuridico l’hotel Magdas non chiede né riceve alcun contributo pubblico, ma è alla ricerca di sponsor, è un’impresa sociale, ovvero un’impresa for profit il cui scopo dichiarato non è la massimizzazione dei profitti ma “la massimizzazione dell’apertura e dell’umanità”.

 

In comune

Arriva dalla provincia di Brescia un importante impulso alle politiche e buone pratiche relative all’accoglienza di richiedenti asilo. Dopo mesi di incontri, confronti, progettazione, ha finalmente visto la luce l’Accordo Territoriale per l’accoglienza diffusa dei Richiedenti Protezione Internazionale in provincia di Brescia. E’ stato sottoscritto da Provincia di Brescia, Associazione dei Comuni Bresciani, Comunità Montana di Valle Camonica e 43 Comuni bresciani (tra cui Brescia, Breno, Cellatica ed altri 10 partner SPRAR), ma nel corso delle settimane altre amministrazioni comunali si sono dette disponibili ad aderire all’accordo che resta sempre aperto a nuove sottoscrizioni e ad allargare la rete.

Numeri possibili

A oggi i richiedenti asilo ospitati a Brescia sono 676: 146 all’interno dei progetti Sprar di seconda accoglienza, 232 gestiti dalle associazioni di terzo settore, 298 negli hotel che hanno attivato una convenzione con la prefettura, ma grazie a questo accordo sono stati aumentati di 101 unità i posti presso strutture attrezzate in modo da limitare il più possibile l’utlizzo di hotel. L’accordo intende infatti offrire un tipo di accoglienza dignitosa e diffusa sul territorio bresciano per evitare grandi concentrazioni di persone che vengono a creare situazioni di tensione tra gli ospiti stessi e con la popolazione locale. Prevede anche che i comuni aderenti trovino sul proprio territorio strutture idonee all’accoglienza per richiedenti Protezione internazionale fissando dei limiti legati al numero di residenti: 15 posti al massimo per i Comuni fino a 5 mila abitanti, 25 per quelli fino a 40 mila abitanti.

Pochi per ogni comune

Tra i maggiori promotori dell’iniziariva c’è l’associazione K-Pax che fa parte della rete Europasilo che sino dal 2011 opera sul territorio bresciano nel campo dell’accoglienza a rifugiati e richiedenti asilo. «Questa iniziativa, destinata a crescere, non è poca cosa – ha sottolineato Marco Zanetta di K Pax – i 43 Comuni coinvolti rappresentano infatti oltre il 50% della popolazione residente in provincia». L’accordo ha un valore che va al di là della realtà locale di Brescia: mette in evidenza come sia possibile affrontare un problema complesso utilizzando proprio una delle caratteristiche del sistema amministrativo italiano, quella di avere un numero elevatissimo di comuni. Basta infatti che a a livello comunale ogni comune, anche piccolo, si faccia carico di organizzare l’accoglienza di pochi richiedenti asilo perchè questo fenomeno possa essere affrontato in modo adeguato e non sull’onda emergenziale.

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