locandina

 

 

 

 

 

Regia: Giorgio Diritti

Genere: Accoglienza e Discriminazione

Tipologia: Biografico

Interpreti: Elio Germano, Oliver Ewy, Leonardo Carrozzo, Pietro Traldi, Orietta Notari

Origine: Italia

Anno: 2020

Trama: Antonio Ligabue non è un bambino come gli altri. È di sangue italiano ma è in Svizzera fin dalla nascita, avvenuta a Zurigo all’ultimo respiro dell’Ottocento, da sempre malato di gozzo e rachitismo e fin dal suo primo anno d’età affidato a una famiglia di contadini svizzeri tedeschi (che lui ha poi considerato come i suoi veri genitori). A neanche vent’anni d’età, dopo aver ricevuto un’istruzione frammentaria e superficiale, viene espulso dalla Svizzera e costretto a riparare in Italia, in un Paese che per lui è assolutamente straniero e di cui non parla la lingua. Giunto a Gualtieri, località emiliana di cui è originario colui che è ufficialmente suo padre – il marito della madre biologica, Bonfiglio Laccabue – il giovane Antonio patisce freddo, fame e soprattutto un’enorme solitudine. Per riempire i suoi vuoti esistenziali, tra un impiego saltuario e l’altro, Ligabue scopre l’arte e soprattutto la pittura. L’incontro con Renato Marino Mazzacurati, nei tardi anni 20, dà l’impulso decisivo a Ligabue per decidere di dedicarsi unicamente a dipingere (e talvolta anche scolpire), l’attività che meglio gli consente di comunicare e di spiegare al mondo come si senta: lo farà fino al giorno della sua morte.

Recensione: Volevo nascondermi racconta la ricerca di senso di un uomo apparentemente abbandonato da tutto e da tutti che trova finalmente un modo per riuscire a esprimere il suo sfavillante mondo interiore con il disegno e l’arte figurativa. In una scena ad inizio film compare la sua mamma che lo consegna ad una coppia adottiva a Zurigo e l’immagine di lui che piange mentre la mamma va via rimane forte in mente. Questo abbandono pare produrgli un rifiuto della realtà circostante e di questi genitori adottivi, è rifiutato e deriso a sua volta dall’ambiente e dagli altri bambini, un insubordinato per la scuola e per il lavoro, un disadattato che soggiornerà in manicomi quando verrà mandato a Gualtieri in Emilia, il padre naturale era di colà. Esistettero in Svizzera questi affidi con supposti “scopi assistenziali” a famiglie che facevano lavorare tra gli stenti dei bambini senza che nulla fosse loro riconosciuto, nemmeno l’istruzione. Verdingkinder si chiamavano, bambini a contratto (sull’argomento fu fatto un film). Si apprende qui che i genitori adottivi di Antonio ricevevano un sussidio per l’”impegno”. Le immagini dell’infanzia tornano prepotenti nella memoria di Antonio  ogni volta che crescendo vive esperienze scomode o sgradite. La pittura si rivelò la forma d’espressione con la quale il suo spirito trovava un po’ di pace e cominciò ad essere apprezzata.