Quanto si sta cercando di far emergere in queste pagine è il bisogno di andare a rintracciare, isolare e comprendere i sottilissimi fili che danno forma all’ordito degli sforzi per dare vita a una efficace educazione alla sostenibilità, così come di avere la consapevolezza delle intersezioni, dei punti di intreccio tra le forme di sapere, dei rapporti di forza, delle relazioni e delle finalità di tutti i soggetti/oggetti coinvolti. Abbiamo già posto alla base del nostro discorso la necessità di questo lavoro critico che interroga dalle sue origini le intenzioni e le disposizioni del lavoro educativo e degli approcci alla sostenibilità. Alla luce del concetto di attachments introdotto nei precedenti articoli si fa strada l’opportunità di sottoporre a medesima osservazione consapevole ogni singola azione progettata, nei suoi interlocutori, nei suoi obiettivi, nei suoi oggetti e nei suoi effetti. 

In una ricerca condotta tra il 2013 e il 2014 da Katrien Van Poeck, Gert Goeminne, Joke Vandenabeele* si sono presi in esame tre casi di attività di Environmental Education condotte in altrettante scuole belghe, ove sono stati proposti progetti che anche a noi potrebbero suonare familiari, non essendo diversi da quanto viene già in larga misura proposto anche in Italia; inoltre, i tre diversi approcci rispecchiano le tendenze fact-based, normativa e pluralistica che abbiamo avuto modo di analizzare nei precedenti articoli, per cui sarà facile ritrovarne le criticità:

    •       il primo caso riguarda laboratori condotti da un’organizzazione locale che si occupa della trasformazione dei comportamenti individuali in direzione ecologica e sostenibile tramite differenti strumenti pratici;

    •       il secondo caso coinvolge un centro annesso a una riserva naturale in cui vengono condotte escursioni guidate per ogni fascia di età per introdurre allo studio delle specie animali e vegetali;

    •       la terza proposta viene da una associazione sita in un’area rurale che propone la visione di film documentari incentrati sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità, unitamente a una serie di attività ad essi relate.   

           

1. Guardando al primo caso con la guida dei nostri concetti di matters of fact, matters of concerne e attachments, Van Poeck, Goeminne e Vandenabeele indicano alcune problematicità che inficiano l’efficacia dei laboratori condotti dagli esperti e dagli educatori delle organizzazioni per la trasformazione dei comportamenti e dei modi di agire. In questo come in molti altri progetti analoghi, infatti, l’entusiasmo (o, potremmo dire, l’attachment) di promuovere un ben definito set di comportamenti visti come sostenibili per il tramite di informazioni scientificamente valide non corrisponde a uno sforzo per affrontare e argomentare le credenze e le opinioni discordanti. Gli scenari di comportamenti ecologicamente virtuosi vengono presentati come “win-win” senza uno sguardo agli attaccamenti e agli interessi delle persone, lasciati nello spazio indefinito delle “scelte personali”. Un esempio riportato nell’articolo: alla critica dei partecipanti nei confronti della proposta di usare la bicicletta per percorsi inferiori ai 5 km, gli educatori rispondevano con i motivi mutuati dalle evidenze scientifiche e da strumenti come il calcolo dell’“impronta ecologica”, ma il fatto della scelta veniva dismesso perché “non si può dire (ai ragazzi) come vivere la loro vita”. In altre parole, si tende in queste circostanze a far leva sui matters of fact per orientare i comportamenti in una direzione desiderata, lasciando però all’ambito dei matters of value la scelta di mettere o meno in pratica i comportamenti virtuosi indicati dagli esperti. Tale oscillazione lascia nell’ambiguità tanto gli insegnamenti quanto i risultati concreti di tali progetti. 

2. Nel secondo caso è riportata l’’esperienza di grande entusiasmo e attaccamento degli scienziati, biologi e naturalisti impegnati nella tutela e nella conservazione di una riserva. La passione per la protezione di questi spazi riflette un attaccamento alla natura in generale e alla ricchezza che offre anche alla società, in quanto oggetto di interesse, meraviglia e infine impegno personale per la sua salvaguardia. Tuttavia, gli autori evidenziano come molte di queste potenzialità rimangano solo superficialmente indagate e lo sguardo creativo e originale dei bambini a contatto con tutto un ecosistema di forme viventi venga trascurato in nome delle parti “utili” della natura e dei discorsi più “educativi”. Al fine di trasmettere quante più informazioni possibili sulla conservazione della natura manca la volontà di stabilire un incontro con gli attachments legati allo speciale punto di vista degli allievi. In altre parole, si promuove una lettura della natura come un insieme di matters of fact che parlano da sé e la capacità di nutrire un interesse appassionato per questi fatti come matter of value, ma ancora una volta manca la complessa argomentazione dell’interconnessione anche antagonistica tra tutti i presenti — alunni, educatori, insegnanti, piante, animali, paesaggi, etc. 

3. L’insieme degli attachments contrapposti è invece oggetto del terzo insieme di proposte: quello dei film documentari a tema ambientale. Qui si mettono in campo proprio le asperità della relazione uomo-ambiente in una lettura fortemente volta a risvegliare emozioni e reazioni negli spettatori, si apre lo spazio per la discussione tra i partecipanti, per il confronto tra i punti di vista e l’individuazione delle complessità in gioco. Qui troviamo al centro i matters of value. Non c’è un interesse per trasformare in azione un cambiamento concreto, ma uno sforzo a mettere in campo argomentazioni in merito a matters of concern che da problemi concreti evidenziano l’interconnessione tra attori istituzionali, materiali, economici, biologici, legali, etc. Tuttavia, ancora una volta, pur muovendo dagli esempi più eloquenti di situazioni critiche di gruppi particolarmente vulnerabili, secondo Van Poeck, Goeminne e Vandenabeele questi sono usati a esempio senza indagare a fondo gli interessi e gli attachments di questi soggetti. 

Ognuno di questi tre esempi porta alla luce il conflitto insito nello sforzo di mantenere disuniti matters of fact e matters of value come ambiti distinti e incomunicanti. Al contempo, ognuno di questi mette inconsapevolmente in gioco i matters of concern a cui i molteplici e multiformi attachments — schierati da ciascuna affermazione di verità fattuali e scientifiche tanto quanto da ciascuna immagine del mondo che si desidera vedere realizzato — richiedono di offrire maggiore spazio e maggiore consapevolezza, per navigare a vista tra tutto ciò di cui val la pena essere preoccupati. 

* “Revisiting the democratic paradox of environmental and sustainability education: sustainability issues as matters of concern”

Lorenzo Cervi, esperto di tutela dell’ambiente e collaboratore del Master