Dov' è la casa del mio amico?

 

 

 

 

 

 

 

 

Regia: Abbas Klarostami

Genenere: Drammatico

Tipologia: Diventare grandi, Il mondo della scuola, Infanzia di ogni colore

Interpreti: Ahmad Ahmadpur

Origine: Iran

Anno: 1987

 

 

Trama: Ahmad è un bambino dell’Iran. Frequenta la scuola elementare. Il maestro è molto severo. Un giorno, a casa, si accorge di aver preso per sbaglio il quaderno del suo compagno di banco, Mohamed. Sa con sicurezza che il maestro punirà l’amico se questi non svolgerà i compiti sul quaderno. Deve portarglielo assolutamente, ma vive in un altro villaggio e non sa dove abita. Senza esitare Ahmad parte alla ricerca della casa dell’amico senza dire niente ai genitori che lo assillano con i compiti da terminare e le commissioni da  svolgere. Le ricerche non sono facili. Perde tempo a causa delle indicazioni sbagliate e dei vecchi che lo intrattengono a parlare, desiderosi di compagnia. Si fa tardi. Ormai è buio e il bambino è costretto a tornare a casa dove, nella notte scrive i compiti anche per l’amico.

Recensione: Apparentemente, nella sua semplicità narrativa, il film può sembrare il racconto di una delle tante quotidiane «tragedie» scolastiche che i piccoli alunni vivono in ogni parte del pianeta: il quaderno smarrito del compagno di banco, la cortesia di riportarglielo, la preoccupazione del compito non svolto e la severità del maestro d’affrontare il giorno dopo. Riportare il quaderno al compagno è gesto facilissimo da compiere, ma per Ahmad, il piccolo iraniano, tutto diventa complicato, tragico. Il maestro è severissimo. Bisogna assolutamente scrivere sul quaderno, su quel quaderno. Imposizione stupida, ma da rispettare rigorosamente secondo le regole di quel mondo gretto e chiuso che la ritiene fortemente educativa per l’acquisizione della disciplina e la formazione del carattere. Ahmad, non esita sa che all’amico serve il quaderno. Bisogna assolutamente riportarglielo. Si allontana da casa senza il permesso della mamma scontrandosi contro le ferree regole della famiglia, l’opposizione della mamma, le tante assillanti commissioni imposte e da compiere,  i compiti da svolgere, la lontananza della casa dell’amico, la strada,  le indicazioni sbagliate, l’incomprensione degli adulti, il tempo che inesorabilmente scorre. Il film diventa il racconto di due mondi. Due mondi in contrapposizione, fra loro inconciliabili. L’uno, in cui egli vive, fatto di rigide regole a cui attenersi, statiche, uguali da sempre, immodificabili: l’autorità del maestro, l’ottusa ostinazione della madre a non voler comprendere il solidale atteggiamento del figlio, l’inverosimile tiritera comportamentale e il rispetto per le tradizioni che la nonna  ripete al nipote. Il mondo in cui gli anziani incontrati per strada, sono troppo impegnati nelle proprie faccende per dar retta ad un bambino che dovrebbe starsene a casa e, a cui, comunque, non lesinano il racconto del proprio passato, del proprio mestiere, dei propri consigli, della propria teoria sull’educazione della giovane generazione e sull’obbedienza e disciplina da osservare, pur di rompere la monotonia e la solitudine della loro sterile esistenza. Ad  Ahmad, non può essere d’aiuto nemmeno un suo amico di scuola incontrato lungo la strada, costretto com’è da questo mondo che non disdegna lo sfruttamento minorile e gli impone di trasportare pesantissimi secchi di latte. Poi c’è l’altro mondo, quello a cui Ahmad, inconsapevolmente, aspira. Un mondo meno chiuso, più libero, che vuole spezzare le catene del passato e per cui si è messo in cammino: la casa dell’amico. Tornato a casa senza aver potuto restituire il quaderno, Ahmad, scrive per lui i compiti sfidando l’autorità del maestro, trasgredendo le regole, compiendo un gesto di solidarietà, vivendo momenti di libertà, mettendo in comune il «sapere».

A. C.

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