L’educazione alla parità di genere passa anche dalla scelta dei giocattoli.

E’ questo il messaggio sostenuto dalla campagna “La discriminazione non è un gioco”, lanciata dal blog “Un altro genere di comunicazione” che si batte conto sessismo e omofobia. L’iniziativa punta il dito contro i giochi che riportano le bambine e i bambini dentro i confini artificiali “di genere”: il rosa, i trucchi, le bambole e le cucine per le femminucce, i giochi di costruzione, movimento, avventura, esplorazione per i maschietti. L’idea di focalizzare l’attenzione sui prodotti per l’infanzia è il risultato di un’inchiesta, durata diversi mesi, che ha rilevato che alle bambine sono riservati giocattoli di simulazione di cura della casa e della famiglia, che stimolano l’istinto di accudimento, mentre ai bambini giochi che simulano il lavoro, “prevalentemente virile cioè caratterizzato per successo sociale o forza fisica”. I giocattoli “neutri”, di tipo scientifico tecnologico, sono spesso caratterizzati dalle foto di soli maschi sulle confezione. Quando invece un gioco è destinato ad entrambi i generi, esiste spesso una “versione femminile”, dove ritornano i colori rosa e si abbassa il livello delle conoscenze richieste. Secondo “Un altro genere di comunicazione”, infine, “tra i giochi per bambine, molti veicolano un modello estetico imperante, fatto di make up anche per piccolissime e di canoni estetici fuorvianti e innaturali. Bambole sottili, dalle labbra turgide e gli occhi truccatissimi”.Per superare questi stereotipi, spiega Judith Tissi Pinnock,  educatrice alla parità di genere nelle scuole, è necessario mettere in chiaro che “non esistono giochi da maschio e da femmina, perché sostenere questa differenza significa di per sé fare riferimento a categorie culturali, non naturali. Usciamo da questi vincoli offrendo ad ambedue i generi l’intera gamma delle opzioni possibili – dice Pinnock. – Se giocando s’impara, perché un maschio non dovrebbe divertirsi con un bambolotto e prepararsi a fare il genitore? E perché una femmina non dovrebbe usare costruzioni ed esperimenti preparandosi ad essere un’architetta, un’ingegnera, una scienziata?”. (daIl fatto quotidiano”)

Come si possono allora  evitare gli stereotipi di genere nel reparto giocattoli e nella pubblicità di giocattoli per bambini maschi e femmine. La risposta viene dai paesi del nord Europa ed è semplicissima. Ecco cosa accade per esempio in Danimarca

 

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(immagini tratte da “Internazionale“)

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