Nei bambini molto piccoli, intorno agli 11-12 mesi di età, osservare un oggetto che si comporta in modo diverso dal solito stimola l’apprendimento, spingendoli a esplorare meglio gli oggetti coinvolti e a sperimentare attivamente ipotesi sul loro comportamento.

Molti studi hanno mostrato che il comportamento anomalo di un oggetto attira l’attenzione del bambino, come dimostra il fatto che si sofferma a guardarlo più a lungo e che la sua pupilla si allarga. Ma l’attenzione è solo un presupposto dell’apprendimento: che uno stimolo attenzionale favorisca davvero l’apprendimento era solo un’ipotesi, sia pure ampiamente accettata. Aimee E. Stahl e Lisa Feigenson della Johns Hopkins University sono riuscite a dimostrarlo con una serie di esperimenti su oltre cento bambini di undici mesi.

La sorpresa stimola l'apprendimento nei bambini piccoli
I bambini sono più propensi a esplorare un oggetto che hanno visto comportarsi in modo inaspettato rispetto a uno dal comportamento familiare (Cortesia : V. Altounian/Science/AAAS)

Come spiegano in un articolo pubblicato su “Science”, il tempo dedicato a studiare e mettere alla prova giocando gli oggetti che si comportano in modo strano è decisamente superiore a quello che i piccoli dedicano agli oggetti che hanno un comportamento familiare. Se, per esempio, vedono una macchinina che incontrando un ostacolo, invece di sbatterci contro e fermarsi, lo attraversa senza problemi, prendono il giocattolo e provano a farlo sbattere contro differenti oggetti.

A sorprendere non è solo la violazione della “solidità” e compattezza degli oggetti: lo stesso comportamento di esplorazione è messo in atto con grande attenzione quando vengono contraddette anche altre proprietà attese, come il fatto che in genere un oggetto ha bisogno di una superficie di appoggio per non cadere (“sostegno”, vedi figura), e che si sposta nello spazio in modo continuo (“continuità spaziotemporale”).

Secondo Stahl e Feigensen, il fatto che la violazione di queste proprietà (solidità, continuità spaziotemporale, sostegno) susciti tanto stupore e interesse corrobora l’ipotesi che nell’uomo e in altre specie esista una fondamentale “conoscenza di base”, ossia che alcune rappresentazioni cognitive di oggetti e agenti siano presenti già alla nascita.  Queste conoscenze di base riguarderebbero aspetti dell’ambiente che sono stabili attraverso scale temporali evolutive.

(da “Le scienze”)

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