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Il Master Tutela, diritti e protezione dei minori ha coniato, attraverso l’istituzione di forum di discussione in piattaforma online, uno strumento formativo di notevole efficacia. All’interno di uno spazio di riflessione virtuale i partecipanti, guidati dai docenti, possono scambiarsi opinioni, esperienze, ma anche materiale, documenti e video. L’esperienza di ciascuno, messa al servizio di una profonda esperienza dialogica, ancorché virtuale, rende il processo formativo ancora più ricco e saldamente ancorato all’attualità ed all’esperienza professionale quotidiana.

Un forum particolarmente interessante vede collegati tra loro tre insegnamenti: Ruolo dei servizi sociali nella tutela minorile, L’ascolto del minore e Giudice onorario minorile.

Di seguito il contributo della nostra, ex corsista, Monica Betti.

APPROCCI DIALOGICI AL LAVORO DI RETE

La Prof.ssa Galli introduce l’obiettivo del primo forum, Ruolo dei servizi sociali nella tutela minorile, ovvero l’analisi, attraverso la condivisione di opinioni ed esperienze, del lavoro di rete.

Molti interventi hanno sottolineato la complessità del lavoro di rete, in quanto la specificità delle professioni che la compongono non può essere singolarmente rappresentativa dei bisogni e delle caratteristiche della persona. Come sottolinea una corsista: “La persona è portatrice di bisogni non separabili e, soprattutto in casi complessi, vi è la necessità di operare in maniera integrata nel rispetto della sua unitarietà. Certamente la collaborazione non è sempre facile, mi è capitato di assistere a pareri diversi in merito a situazioni complesse”.

La complessità del lavoro in rete non è solo dovuta alla poliedricità dell’utenza intorno alla quale l’equipe è chiamata ad esprimersi, ma è anche riferita alla difficoltà di gestire, coordinare i componenti della rete, in modo che il lavoro che si svolge al suo interno possa davvero costituire una risorsa per la gestione dei casi complessi. Qualcuno fa esplicito riferimento alla necessità di individuare un coordinatore, una sorta di case manager, in modo da poter spronare ciascun membro ad offrire il massimo supporto: “Lavorare in rete significa per me prendere in carico un minore in maniera olistica e cercare le risorse in altre discipline per offrire alternative di vita migliori al bambino in difficoltà. Ritengo che sia chiave nella promozione del lavoro di equipe la presenza di un team leader che, oltre ad aver competenze professionali per aiutare gli altri (senza primeggiare), deve anche spronare i vari professionisti a dare il meglio di sé”.

Il valore che viene attribuito al lavoro di rete è quello di progettare senza escludere la persona, i suoi bisogni, le sue aspettative, dalla maggior parte dei corsisti riconosciuta come la conditio sine qua non per la riuscita del progetto educativo/riabilitativo (“Spesso si fanno progetti sui minori senza coinvolgere i familiari e così il progetto di reintegrazione o prevenzione fallisce”).

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approcci-dialogici-al-lavoro-di-rete

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