I ragazzi del coro

 

Regia:  Christophe Barrattier

Genere: Commedia

Tipologia:  Istituzionalizzazione, Disagio giovanile

Interpreti: Jean Baptiste Maunnier, Gerard Jugnot François Berléand,Maxence Perrin, Kad Merad, Marie Bunel, Carole Weiss

Origine: Francia

Anno: 2004

 

 

Trama: Il film è ambientato nella Francia alle soglie degli anni ’50, nell’immediato dopo guerra (1949). Clément Mathieu è un compositore di musica in difficoltà e trova momentaneo lavoro in qualità di sorvegliante presso un istituto di rieducazione per bambini difficili.

Il direttore Rachin è convinto che  gli ospiti dell’istituto sono bambini difficili e capiscono solo se puniti. La sua regola è: rigidità, punizioni, non dare mai alcuna giustificazione e spiegazione.

Mathieu, invece, è convinto che instaurando con loro maggiore dialogo e comprensione può ottenere risultati migliori. Decide, anche, nella convinzione che la musica addolcisce gli animi, nonostante il dissenso del direttore, di formare un coro in cui tutti, intonati e stonati, possono avere un ruolo attivo o semplicemente di supporto.

Mathieu, una sera sente cantare Pierre Morhange, uno dei bambini, tra i più difficili e ribelli, la canzone Vois sur ton chemin con voce angelica. Vince la sua ritrosia e lo convince a far parte del coro come voce solista.

Il caso vuole che il maestro di musica, in assenza del direttore, lascia l’istituto incustodito che viene incendiato ed è licenziato.

RecensioneLes Choristes è un film francese del 2004. Candidato all’Oscar nel 2005, viene premiato come miglior film straniero. Il titolo italiano I ragazzi del coro è stato preso in prestito dal film statunitense del 1977, The Choirboys, diretto da Robert Aldrich e tratto dall’omonimo romanzo di Joseph Wambaug la cui trama nulla ha a che vedere con quello francese di Christophe Barrattier.

Barrattier, oltre ad esserne il regista e sceneggiatore, ne ha curato insieme al musicista Bruno Colais anche le musiche. Egli  ambienta il suo film in un istituto di rieducazione per ragazzi difficili dal significativo e per niente positivo nome Le Fond de l’Etang ovvero il «fondo dello stagno», la «melma».

Non è sicuramente nè il primo nè l’unico film ad occuparsi di ragazzi difficili ed affrontare il tema delle ferree regole imposte da istituzioni scolastiche, carceri minorili, riformatori puntualmente infrante da insegnanti di buon senso, comprensivi, capaci di far emergere dal profondo di quegli animi segnati dalla violenza e dalla umana indifferenza  quanto di meglio e di nobile, in modo latente, in essi è presente.

Il regista, infatti, si ispira ad un film francese del 1945 La Cage aux rossignols di Jean Dreville. Ma sono tanti altri quelli che, in contesti, accenti e risvolti diversi, si occupano dello stesso tema ad iniziare dall’ironico Zero in condotta di Jean Vigo del 1933 (considerato il capostipite della serie) per giungere a quelli più realistici e crudi del geniale François Truffaut  I quattrocento colpi (1959) e  Gli anni in tasca(1976) e quelli più recenti L’attimo fuggente (Peter Weir – 1989), Mr. Hollands opus (Stephen Herek – 1995), Goodbye Mr Chips (Herbert Ross – 1969),  Angeli ribelli, (Aisling Walsh – 2003), Mery per sempre (Marco Risi – 1989) ed altri ancora.

In tutti questi film, diversi, come si è detto per ambientazione, trama e situazioni, si mette ben in evidenza che  le fond de l’etang, il fondo dello stagno, la melma della società se compresa e trattata con amore, se ben guidata a riconoscere in se stessa il buono e il bello, può esprimere le proprie potenzialità, migliorarsi, mutare la propria vita e il proprio futuro. L’arte, la poesia, la musica, se uniti all’affetto e alla comprensione, compiono quel miracolo che nessuna rigidità, nessuna regola, nessuna reclusione o pena possono produrre.

Il film si snoda gradualmente in un lungo flash-back attraverso i ricordi di uno degli ospiti del famigerato Le Fond de l’ Etang, Pierre Morhange, «faccia d’angelo», il più ribelle, colui che aveva collezionato il più gran numero di punizioni, ma anche colui che aveva una voce sublime e cantava come un usignolo.

Morhange, tornato a vivere con la mamma, diventerà  musicista e famoso direttore d’orchestra. Ormai uomo maturo, dopo la morte dell’ anziana madre, a mettere in moto la macchina dei ricordi è un altro piccolo ospite, l’orfano Pépinot, che aspettava inutilmente ogni settimana dietro il cancello d’ingresso il sabato e la visita di un proprio caro. Pépinot gli consegna il diario che Clément Mathieu, insegnante di musica disoccupato che aveva trovato lavoro come sorvegliante nell’ istituto, teneva giornalmente. Il piccolo orfano, dopo che Mathieu è stato allontanato dal collegio, è andato a vivere con lui.

Il film, diventa così, un crescendo di ricordi, di episodi dolci e amari della vita di quest’istituto, di  «azioni e reazioni», di atti, cioè, di disubbidienza e ribellione dettati dalla sofferenza cui corrispondevano reazioni di inaudita violenza punitiva. Ricordi,  minuziosamente trascritti, di insormontabili contrasti fra i metodi repressivi dell’ ambizioso direttore  Rachin e quelli più comprensivi e concilianti del sensibile, ma orgoglioso e paterno sorvegliante Mathieu.

Una pagina di arte, di canto e di bella musica trasmessa attraverso il coro che quest’ultimo ha voluto e saputo con testardaggine, nonostante le ostilità, realizzare e che ha cambiato per sempre la vita di quei ragazzi nei cui sguardi percepiva, mentre cantavano, il desiderio di libertà e di costruirsi capanne  in cima agli alberi, tristi, per non poterlo fare.

A. C.