kenya

La docente del Master Licia Barrocu si è recata in Kenya a svolgere formazione presso ONG della nostra masterizzata Elena Magoni.

Le attività svolte a Nairobi sono state:

 

  1. Attività di osservazione in due mezze mattine delle attività svolte da GRT presso lo slum di Mlango Kubwa (attività di ristorazione con latte e thè e organizzazione di uno spettacolo di circensi);

  2. Focus group sull’utilizzo delle droghe di strada con educatori di vari centri
  3. Formazione sul trauma massiccio e sue conseguenze. Possibilità di guarigione.
  4. Attività di collage con i ragazzi del centro PCEA e visione del centro accompagnata dagli stessi
  5. Interviste ai direttori del centro PCEA e RAHA KIDS ed osservazione del centro diurno RAHA

La tematica che emerge da ogni attività svolta e che costantemente appare nel report dettagliato qui sotto è quella relativa alla SICUREZZA.

Premessa:

Nairobi è la capitale del Kenya. Il suo nome deriva dalla frase maasai enkare nai-robi, letteralmente “luogo dell’acqua fredda”. In Kenya, viene anche chiamata con due nomignoli: Green City in the Sun (“città verde al sole”, per via del clima mite e delle molte aree verdi) e Safari Capital of the World (“capitale mondiale del safari, con riferimento al suo ruolo di hub verso i circuiti turistici kenioti). Con una popolazione stimata fra i 4 e i 4,5 milioni, Nairobi è la più grande città dell’Africa Orientale tra le dieci più grandi dell’intero continente africano. È anche una delle città africane più importanti dal punto di vista politico, culturale ed economico. La popolazione locale parla principalmente l’inglese. Per tutti gli anni 1990 c’è stato un costante incremento del tasso di criminalità a Nairobi, che si è guadagnata la reputazione di “città pericolosa” e il nomignolo di “Nairobbery” (da robbery, “rapina”). Nel 2001, le Nazioni Unite l’hanno classificata fra le città meno sicure del mondo (status C). Uno dei documenti prodotti dagli ispettori delle Nazioni Unite parlava di “livelli notoriamente alti di rapine a mano armata, violazioni di domicilio e furti d’auto”.

La maggior parte delle abitazioni di lusso della città hanno vigilantes armati, cancelli antintrusione, e cani da guardia. Ai turisti viene consigliato di nascondere effetti personali di valore, soprattutto nelle ore serali. Negli anni 2000 il crimine è stato contrastato da una maggiore presenza di agenti di polizia ma la tensione e la possibilità di subire aggressioni a mano armata, assistere a episodi di violenza e /o scippi e violenze sessuali restano altre. (dati tratti da Wikipedia).

In linea con tali dati generali, dai dati raccolti dal report del progetto “BORESHA MAISCHA” iniziato nel 2016 da GRT Italia per il quale la consulente è stata chiamata: 3.9 milioni di persone vivono attualmente nell’area urbana di Nairobi, tra cui 60.000 bambini di strada e 22.224 rifugiati minorenni (circa 1.600 minori non accompagnati – statistiche UNHCR 2016). essi vivono in un ambiente sociopolitico instabile e ostile, in un contesto vulnerabile e estremamente a rischio per gli scopi del mercato nero e della tratta di esseri umani. Nonostante vari interventi: l’istruzione, l’HIV, la disuguaglianza socioeconomica, la povertà e la scarsa capacità istituzionale continuano a minare il potenziale del Kenya.Circa il 60% della popolazione vive in quartieri caratterizzati da un elevato deterioramento sociale e sanitario. La fragilità istituzionale sulla protezione è allarmante (Kenya Constitution, 2010). La salute, l’istruzione, l’accesso all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari rimangono le principali priorità per il governo del Kenya, che mira a raggiungere l’inclusione sociale e la creazione di opportunità di lavoro per i più emarginati (minori, disabili, donne e rifugiati), al fine di creare sviluppo sostenibile. Un alto livello di disuguaglianza socioeconomica, povertà diffusa e governance debole continuano a minare i progressi del Kenya, evidenziando il divario nella distribuzione del reddito con effetti negativi sul benessere sociale. Eastleigh è un grande distretto di Nairobi, popolato prevalentemente da somali, sia cittadini del Kenya che rifugiati. Questi ultimi sono circa 26.500 che vivono in isolamento, disoccupazione e sfruttamento da parte dei trafficanti di esseri umani.

Mlango Kubwa (principale sede delle attività per l’aggancio dei bambini di strada di GRT e visionata in due occasioni con la consulente), confinante Eastleigh, si trova nella sotto contea di Starehe e si fonde con la grande baraccopoli di Mathare, caratterizzata da sovrappopolazione, servizi sociali inesistenti, criminalità, disoccupazione, gravidanze indesiderate precoci, violenze di genere e abuso di sostanze. La sua popolazione è stata registrata a 38.374 (di cui il 14% ha meno di 14 anni), che vive in condizioni di deterioramento. I minori sono particolarmente vulnerabili: in assenza di un significativo sostegno familiare vengono esposti ai pericoli di una vita per strada (crimine, droga, malattie sessualmente trasmissibili).

Non vi sono dati esatti per i maggiori crimini presenti nello slum di Manglo Kuwa ma in base ai dati di altre baraccopoli presenti a Nairobi (Kibera) e dall’ascolto dei racconti dei dipendenti di GRT sembra essere condiviso e maggiore il rischio di:

– Rapina a mano armata (pistole o coltelli) da parte di persone che raggiungono in moto la vittima che rientra a casa nella maggior parte dei casi o più raramente va in ufficio; l’aumento del rischio di rapine a mano armata è percepito come maggiore se si è persone bianche, se si cammina in zone poco frequentate anche di giorno, se si attraversano zone di ceto medio sia in pieno giorno che non. È vivamente sconsigliato da tutti gli operatori uscire per strada se non strettamente necessario quando vi è poca luce.

– Nelle aree di Manglo Kubwa, anche i Taxi si sentono poco sicuri ad entrare nelle vicinanze di aree (chiudono i finestrini, e raccontano di scippi avvenuti dai vetri delle auto per portare via oggetti come cellulari …)

– Stupri e violenze sessuali

– Aumento di malattie (virus intestinali o altri simili raccontate dagli operatori) per il prolungato contatto con tale popolazione che ha scaro accesso a acqua potabile, servizi igienici adeguati e spesso contrae diverse forme di malattie derivanti da tali povertà.

 

Scarica il report:

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