Dina Galli e Francesca Mantovani

Gli ultimi decenni hanno registrato l’arrivo – nelle nostre comunità – dei migranti, fenomeno connesso al collasso geopolitico generato soprattutto dalle profonde ingiustizie sociali ed economiche. Tale presenza ha prodotto nella società due reazioni contrapposte: una di rifuto – usato ed enfatizzato da alcuni partiti politici – e una d’accoglienza.
Una società si misura sulla base dello sviluppo economico-sociale conseguito e delle innovazioni prodotte, ma soprattutto del suo livello d’umanità, dalla sua capacità di convertire l’hostis in un hospes, il nemico in un ospite.
Il lavoro sociale, che si pone l’obiettivo d’attivare la società per risolvere specifci problemi della comunità, ha il compito di favorire questo passaggio, nella consapevolezza che l’integrazione delle diversità favorisce la coesione sociale e ne promuove le dimensioni valoriali.
Il fenomeno migratorio è certamente articolato, ha richiesto e richiede un arricchimento sia dell’apparato teorico sia della metodologia del servizio sociale che consenta d’attrezzare adeguatamente la formazione universitaria dei futuri assistenti sociali (ma non solo).
Nel presente volume si è ampliato lo sguardo per capire come un servizio, composto da operatori dell’area sociale, educativa e sanitaria, possa attrezzarsi per rispondere a un’utenza straniera diversifcata. La famiglia immigrata è infatti rappresentata da una pluralità di modelli connessi alla diversa provenienza geografca, linguistica, culturale, religiosa e dal particolare vissuto dei migranti.
Un percorso formativo adeguato aiuta i servizi a non leggere il fenomeno dell’immigrazione come un tutt’uno omogeneo, ma può e deve aiutare gli operatori che ne fanno parte a promuovere processi d’inclusione e d’integrazione che tengano conto delle specifcità di tale fenomeno.

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