Argomento dominante in questi ultimi tempi (poco più di un anno per l’esattezza) quello delle vaccinazioni è un tema a dir poco controverso e contestato da più parti. Il tutto trova un fondamento nell’art.32 Cost.: la norma ha una duplice chiave di lettura, nel senso che da un lato tutela il cittadino nel suo diritto alla salute e nella sua libertà di scegliere le cure, mentre dall’altro riconosce un interesse pubblico alla salute, che può comportare l’obbligo per i singoli a sottostare a trattamenti disposti solo in forza di legge e nei limiti imposti dal rispetto della persona umana. Particolare interesse suscita nel momento attuale il conflitto tra coloro che sono propensi ad utilizzare il vaccino anticovid e i cd. no-vax. La questione se da un lato pone delle serie problematiche a livello generale, sulle quali non ci soffermeremo, dall’altro si rivela più acuta quando viene a sussistere un confronto di tale portata tra minori e genitori. Agli occhi dei giovani, o almeno di una maggioranza nutrita, avere il vaccino è fondamentale per poter tornare alla normalità, a quella normalità alla quale tutti noi abbiamo dovuto rinunciare per tanto tempo e che nei giovani ha sicuramente creato un gap, un buco, un vuoto, una rinuncia a quella parte di vita che soprattutto a quell’età, viene a saturarsi di esperienze e come tale si concreta in un valido contenitore di conoscenza e consapevolezza. Fra le conseguenze dell’evento pandemico si è determinato anche un depauperamento di un passaggio fondamentale della loro crescita perché è stata negata la socialità e la condivisone, aspetti fondamentali per uno sviluppo psichico e armonico di ogni personalità in formazione. A confrontarsi in tal senso sono generazioni che hanno idee diverse. Succede che un diciassettenne venga ad affermare «Non ci sono alternative. Se voglio tornare a uscire, divertirmi, viaggiare, ma anche semplicemente frequentare i miei amici in sicurezza, devo vaccinarmi», e che pur di far valere la sua ragione si rivolga all’Associazione matrimonialisti della Toscana, dato che i suoi genitori, entrambi convinti assertori no-vax, gli hanno negato il consenso al vaccino. Gli esempi su tale fronte non si contano. Un minore quindi può essere vaccinato anche se i genitori hanno opinioni diverse? Si sa che in tale contesto serve sempre il consenso dei genitori, anche se separati. Se i genitori la pensano in modo diverso, devono pertanto rivolgersi al giudice. Chiaramente nel caso del vaccino obbligatorio, il giudice non può negare il consenso, a meno che sussistano motivazioni particolari, mentre diverso è il caso del vaccino anticovid, che è facoltativo: la decisione di vaccinare il minore non potrebbe essere imposta al genitore contrario. Il figlio, poiché minore, non ha potere di autodeterminarsi. Si sa che il vaccino anticovid è obbligatorio in Italia unicamente per i professionisti ed il personale sanitario: il Consiglio Europeo (Risoluzione 2361/2021) nega agli Stati di rendere obbligatorio tale vaccino, richiedendo venga rispettato il diritto di accesso alle cure mediche, senza discriminazioni e che venga effettuata una corretta campagna di informazione sulla sicurezza del vaccino e sugli effetti indesiderati, al fine di assicurare una scelta consapevole e libera. Sul punto è interessante riportare una recente sentenza del Tribunale di Trento (20.7.2020), il quale ha adottato un provvedimento a tutela del minore, autorizzandolo a vaccinarsi (si trattava però di vaccinazione obbligatoria) nonostante il forte disaccordo di uno dei due genitori, motivando come “La conflittualità dei genitori in tema di vaccinazione del figlio è fonte di plurimi fattori di pregiudizio per il minore: in assenza della copertura vaccinale, vi è una maggiore esposizione al rischio di contrarre una malattia; in secondo luogo l’omessa vaccinazione si ripercuote negativamente sul percorso sociale-educativo del minore, limitando la possibilità di accesso alle strutture formative; in terzo luogo l’esposizione quotidiana del minore al conflitto genitoriale ne pregiudica la crescita, laddove l’attrito intercorrente tra le parti oggi giudizialmente contrapposte si ripercuote negativamente sul minore”. Infatti nel caso citato il padre riteneva necessario intraprendere il ciclo vaccinale il più presto possibile; mentre la madre, pur dichiarandosi consapevole della necessità dei vaccini per l’inserimento del figlio nei contesti educativi, dichiarava la propria intenzione di iniziare l’iter a settembre dello stesso anno, anche per evitare che eventuali effetti collaterali del vaccino, come la febbre, potessero presentarsi nelle giornate più calde dell’estate o potessero intralciare i progetti estivi. Il tribunale viene a rilevare come la sottoposizione al programma vaccinale sia prescritta dalla legge e le ragioni esposte dalla madre non siano tali da giustificare un differimento della somministrazione del vaccino. In tale caso non vi è omogeneità di vedute all’interno della coppia in merito alle vaccinazioni, e il tribunale accogliendo il ricorso del padre, dispone la limitazione parziale della responsabilità genitoriale della madre, al fine di permettere al padre di procedere alla vaccinazione obbligatoria (L.119/2017). Cosa dedurre? I giudici potranno autorizzare il vaccino anti covid per il minore anche se i genitori sono contrari? Poiché tale vaccino non è, e probabilmente non sarà, reso obbligatorio nel breve termine, difficilmente il garante per l’infanzia e adolescenza, né, tanto meno gli istituti scolastici potranno intervenire a favore di un minore che voglia effettuare il vaccino senza il consenso genitoriale. Il nostro ordinamento non dispone di strumenti di tutela giuridica direttamente azionabili dal minore: una via da seguire sarebbe quella di attivare il servizio sociale territoriale affinchè avvii un ricorso presso il tribunale competente, ma spesso tutto ciò si rivela troppo complesso per un ragazzo. E solo il giudice può dirimere il conflitto. L’orientamento della giurisprudenza in ambito vaccinale (Trib. Milano 17.10.2018, App. Napoli 30.8.2017) è diretta ad acquisire dati scientifici univoci e concordanti affinchè quel trattamento sanitario risulti efficace: in tal caso si potrà sospendere momentaneamente la responsabilità del genitore contrario al vaccino. In ogni caso verrà ritenuta più corretta la scelta del genitore che si manifesti conforme alla opinione scientifica largamente dominante (Trib. Roma 16.2.2017). NdA. In calce è doveroso riportare un estratto di quanto espresso in data 29 luglio 2021 dal Comitato nazionale di bioetica in merito a tale argomentazione.

Il CNB, pur ribadendo che si debba continuare a seguire una priorità nel piano vaccinale secondo fasce di età e particolari fragilità, ritiene che la vaccinazione sugli adolescenti possa salvaguardare la loro salute e contribuire a contenere l’espansione del virus nell’ottica della salute pubblica, in particolare in vista del rientro a scuola. Il Comitato sottolinea che la vaccinazione degli adolescenti richiede nuove e diverse attenzioni e forme di comunicazione adatte all’età da parte delle istituzioni e dei medici. Si evidenzia l’importanza dell’informazione rivolta ai genitori, che dovrà essere calibrata in base all’età dell’adolescente, con particolare attenzione al bilanciamento di rischi e benefici, diverso rispetto agli adulti e agli anziani. Se la volontà del grande minore di vaccinarsi fosse in contrasto con quella dei genitori, il Comitato ritiene che l’adolescente debba essere ascoltato da personale medico con competenze pediatriche e che la sua volontà debba prevalere, in quanto coincide con il migliore interesse della sua salute psico-fisica e della salute pubblica. Per gli adolescenti con patologie e rientranti nelle categorie identificate dal Ministero della Salute (in una lista aggiornata), per le quali la vaccinazione è raccomandata, emerge in forma ancora più pressante l’obbligo dei genitori (rappresentanti legali) di garantire ai propri figli il miglior interesse; è importante ricorrere al comitato di etica clinica o ad uno spazio etico e, come extrema ratio, al giudice tutelare. Un rientro a scuola in sicurezza, inoltre, è tra le motivazioni che maggiormente giustificano la vaccinazione anti-Covid per gli adolescenti, anche per tutelare coloro che non possono vaccinarsi a causa di fragilità. Il CNB sottolinea che rispetto agli adulti la vaccinazione degli adolescenti richiede nuove e diverse attenzioni e forme di comunicazione adatte all’età da parte delle istituzioni e dei medici, distinguendo tra la comunicazione per adulti e quella per i grandi minori, tenendo conto di coloro che sono già prossimi alla maggiore età e che potranno dare con più consapevolezza il loro consenso o dissenso alla vaccinazione. È altresì necessario che la scelta dei vaccini da somministrare venga effettuata a seguito di adeguate motivazioni scientifiche, epidemiologiche e cliniche con particolare attenzione per le specifiche condizioni dell’età evolutiva, dal punto di vista del rapporto benefici/rischi. Si evidenzia, inoltre, l’importanza dell’informazione rivolta ai genitori, che dovrà essere la più completa, aggiornata e calibrata in base all’età del minore. L’informazione andrà data da personale medico con specifiche competenze pediatriche e anche sul piano della comunicazione, in un contesto ambientale idoneo all’accoglienza degli stessi adolescenti, in modo proporzionato considerata l’età e la maturità, intesa come sviluppo cognitivo ed emotivo, sul piano fisico, psichico e sociale. Certamente, l’adolescente deve essere ascoltato e considerato: l’ascolto del minore è un principio consolidato in molteplici sedi. E va condivisa eticamente la necessità di affermare e di valorizzare il diritto del minore ad esprimere le sue preferenze in relazione alla sua capacità di discernimento: gli adolescenti, anche vulnerabili, sono in grado di assumersi le proprie responsabilità in conformità al personale progetto di vita. Se la volontà del grande minore di vaccinarsi fosse in contrasto con la volontà dei genitori contrari alla vaccinazione, il Comitato ritiene che l’adolescente debba essere ascoltato da personale medico e che la sua volontà debba prevalere nei confronti del dissenso dei genitori, in quanto la volontà del minore coincide – secondo le attuali indicazioni scientifiche e salvo situazioni di salute particolari che sconsigliano la vaccinazione – con il migliore interesse della sua salute psicofisica e della salute pubblica. Per gli adolescenti con patologie e rientranti nelle categorie identificate dal Ministero della Salute (in una lista aggiornata) per le quali la vaccinazione è raccomandata, emerge in forma ancora più pressante l’obbligo dei genitori (rappresentanti legali) di garantire ai propri figli il miglior interesse. Qualora i genitori rifiutino la vaccinazione, considerata dal medico clinicamente rilevante, o vi sia dissenso fra i genitori, si evidenzia come anche in questi casi – come in generale là dove si verifichino dissensi tra medici, tutori, minori – sarebbe auspicabile e prezioso il ricorso, ove possibile, prima che al giudice (L.219/2017, art. 3, 5 co.), ad un comitato di etica clinica, che offra una consulenza per la chiarificazione e possibilmente la risoluzione delle divergenze. Un’altra opportunità potrebbe essere la discussione delle diverse opinioni da parte dei soggetti coinvolti con esperti, all’interno di uno spazio etico. Nel caso dell’adolescente che rifiuti la vaccinazione a fronte del consenso dei genitori, il Comitato ritiene importante e auspicabile che l’adolescente sia informato da personale medico, nelle modalità sopra raccomandate, che la vaccinazione è nell’interesse della sua salute, della salute delle persone prossime e della salute pubblica. Il Comitato è consapevole che anche in certe fasce di età la protezione della salute personale e soprattutto il principio di solidarietà potrebbero non essere colti nella loro pienezza e nelle relative implicazioni; ritiene tuttavia che queste argomentazioni possano, all’occorrenza, essere approfondite e valutate insieme all’adolescente.”

Daniela Leban, esperta in bioetica giuridica, docente del Master

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