la stoffa dei sogni

Regia: Gianfranco Cabiddu

Genere: Drammatico

Tipologia: Emarginazione, adolescenza, carcere

Interpreti : Sergio Rubini, Ennio Fantastichini, Renato Carpentieri

Origine: Italia

Anno: 2014

Trama: Durante una tempesta la nave che deve portare all’Asinara quattro camorristi, viene distrutta dalle onde. Il capitano muore ucciso con un colpo di pistola dai delinquenti e tutti, le guardie, una famiglia di guitti formata da Oreste Campese sua moglie e sua figlia, ed un attore factotum che il capitano aveva ospitato in una cabina, tutti finiscono in mare. L’indomani si ritrovano naufraghi sull’isola. La famiglia di Campese recupera anche il baule dove sono conservati trucchi, costumi; i malavitosi si ritrovano insieme con il vecchio boss il più pericoloso tra loro  ma anche l’unico che ha un suo codice ed è distrutto perchè crede che suo figlio Ferdinando sia morto. In realtà Ferdinando è vivo ed è la figlia del direttore del carcere Miranda che lo ritrova durante una delle sue passeggiate,  lo cura all’insaputa di tutti. I due si innamorano. Gli attori e i loro nuovi compagni vengono accompagnati dalle guardie entro le mura del carcere mentre i loro poveri colleghi che si trovavano sulla nave,  finiscono con Antioco un pastore che vive in solitudine con le sue capre, un piccolo uomo il cui volto ricorda un pò quello di Polifemo. Il direttore sospetta che tra gli attori si nascondano i criminali ed escogita un modo per smascherarli: la compagnia dovrà mettere in scena La tempesta di Shakespeare. La realtà degli avvenimenti si intreccerà con la vita dei personaggi fino alla messa in scena e allo svelamento finale. Miranda fuggirà con il suo Ferdinando con la nave che riporterà la compagnia sulla terraferma.

Recensione: La stoffa dei sogni è il titolo di un film che è stato girato nel corso del 2014 dal regista Gianfranco Cabiddu. La sceneggiatura trae libera ispirazione da due opere teatrali: La tempesta di Shakespeare e L’arte della commedia di Eduardo De Filippo. Bravissimi gli attori ma e si pensa ad un film strutturato, con un suo forte ritmo e una storia ben delineata che si dipana e ti avvolge, La stoffa dei sogni non lo è. E’ bello però e ti emoziona: è un atto d’amore del regista alla sua isola, a quello splendido luogo che è l’Asinara con il suo carcere dismesso dove sono stati rinchiusi Provenzale e Riina. E’ un omaggio sentito ad Eduardo De Filippo sia alla sua straordinaria traduzione dell’opera inglese in un napoletano teatrale dai sapori seicenteschi, sia alla sua  L’arte della commedia che gioca con l’ambiguità, la finzione/realtà del teatro e la sua magia. E’ un omaggio a Luca De Filippo che riempie la scena all’inizio e alla fine come capitano silenzioso ma rassicurante anche se all’inizio sembra sia morto o forse lo è per davvero o forse è un attore ed interpreta una parte… e lo era Luca un capitano di cui si sente enormemente l’assenza. Il carcere ed i detenuti, le guardie ed il direttore con la figlia, sono tutti condannati a vivere sull’isola dove il tempo si dilata per diventare altro, poi all’improvviso si ritrovano protagonisti di eventi fortuiti o magici. Ma la storia eduardiana/shakesperiana maneggiata da Cabiddu, narra soprattutto e con grande poesia  l’amore tra due ragazzi Ferdinando e Miranda, nato in una situazione di costrizione, e così come i due giovani dell’opera del poeta inglese,  così come i ragazzi protagonisti del film Fiore, sono il futuro che con prepotenza vuole nascere dal passato dalla magia dalla violenza e ricominciare daccapo fuggendo via da tutti gli errori. La stoffa è creata sulla tela del destino o della casualità… si intrecciano vite, desideri, storie. Anche Calibano il mostro indoviniamo sia Antioco perchè suscita disagio, paura per il suo sguardo, per l’intraducibilità della sua lingua sarda, eppure quella lingua diventa suono, musica esattamente come tutti i nostri dialetti e se aspetti riesci a comprenderla come se si svelasse; epppure quell’uomo così emarginato, così diverso è puro, innamorato di Miranda ma in realtà innamorato dell’amore, di quanto lo circonda, affascinato dalla commedia ci porta a riflettere sulla paura della diversità e sulla scoperta che invece può essere. Il pubblico sa tutto fin dall’inizio ma poi è così per davvero?

Nuje simmo fatte cu la stoffa de li suonne, e chesta vita piccerella nostra da suonno è circondata, suonno eterno.

M. P.