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La supervisione di oggi, Giovedì 2 Aprile guidata da Paola Bastianoni, parte con una domanda importante: come poter ripensare una professionalità che si deve necessariamente coniugare con la distanza? Questa domanda obbliga in primo luogo a ripensare la relazione e a ripensarci nella relazione.

Quali proposte possono essere fatte all’utenza? Quali proposte ai bambini? Quali alle famiglie? L’obiettivo indiscusso è quello di fare sentire loro che ci siamo, che nessuno di loro è solo. La supervisione ha riguardato soprattutto la modalità di coinvolgimento di diverse tipologie di utenza: famiglie con figli con disabilità, bambini di età compresa tra 0 e 6 anni, preadolescenti ed adolescenti. Il collegamento in aula virtuale è stata l’occasione per condividere esperienze in realtà diverse, strumenti operativi di lavoro quotidiano, nella consapevolezza che mai come oggi la distanza non rende meno incisivi gli interventi che facciamo sulla vita delle persone: mai come oggi, come operatori, entriamo nella loro quotidianità, vediamo le loro fragilità, mai come oggi siamo chiamati a fornire sostegno autentico. Soprattutto quando incontriamo famiglie che sono segnate dalla fatica, dalla preoccupazione, dal lutto. Perché entrare nei contesti familiari, oggi, può significare anche incontrare tutto questo. E’ quindi importante strutturare consapevolmente una proposta che generi contatto, vicinanza emotiva, sviluppo individuale e sociale, ma che sia anche pronta a riparare le ferite di perdite che assumono, in questo tempo, una configurazione assolutamente particolare dal punto di vista del lasciare andare i propri cari, della rielaborazione e della socializzazione del lutto. Fornire sostegno e supporto significa essere pronti ad accogliere qualsiasi emozione, bisogno e contenuto famiglie e persone ci portino. Significa esserci. Significa scegliere di esserci.

#ilsocialenonsiferma

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