Non è bello vivere in un corpo che non vuoi. E non serve a niente che qualcun altro ti dica che hai torto, che sei bella, che crescendo scomparirà la “pancetta”, i capelli prenderanno forma. Che non c’è bisogno di mettere il trucco, che rovina solo la pelle, perché il tuo viso è bello così com’è. Che è più importante essere belli dentro. Tutte balle. Il dentro mica si vede. E se a dirti che sei bella è tua madre è normale, cosa vuoi che dica? Ma lei non c’è ogni mattina a scuola, quando i tuoi compagni ti guardano e pensano che fai schifo, che sei troppo bassa, troppo grassa, che ti vesti da sfigata. Poi ti guardi intorno e le vedi, quelle belle, quelle che tutti le invitano a uscire il sabato pomeriggio. Quelle che, davvero, del trucco non ne hanno bisogno. Quelle che si mettono una salopette di jeans e sembrano vestite da sera. Poi la salopette te la metti tu e sembri un meccanico. È terribile guardarsi allo specchio e odiare quello che vedi. Analizzare ogni singolo difetto, tutti quelli che ormai hai imparato a conoscere fin troppo bene. Quei difetti che non si possono rimediare, perché fanno parte di te. Se sei nata con i capelli color topo, magari te li puoi anche tingere, ma si vede che non sono i tuoi. Se non hai niente di speciale, niente di particolare, niente che meriti di essere guardato, resti una nullità. Ma tu sei una bella persona. E dagliela con questo essere belli dentro. Sai cosa ti dico? Che è una doppia sfiga quella di essere brutti fuori e belli dentro. Perché quelle frecciatine, quelle battutine, ti feriscono ancora di più l’anima. Se fossi una brutta persona, magari te ne fregheresti. E invece fa male. Fa dannatamente male. Fa così male che non riesci a pensare ad altro che alle parole che ti hanno ferita, a cosa vorresti fare per rispondere per le rime a quegli imbecilli. Ma non ce la fai. Perché in fondo lo sai che hanno ragione. Sei solo una sfigata. Una che ci prova ad essere bella ma non ce la fa. Una che ci prova ad essere simpatica, attraente, ad essere una di quelle che tutti cercano. E, invece, sei solo una di quelle che tutti evitano. Come se avessi un morbo, come se avessi qualcosa di scabroso che si può attaccare. Torni a casa e ti lavi quella faccia che hai cercato per ore di rimediare, di ritoccare. Ti sleghi quei capelli che hai provato in ogni modo ad acconciare. Ti togli quei vestiti che sono il meglio che hai. Per comprare qualcosa di veramente figo ci vogliono i soldi. E tu non hai nemmeno quelli. Niente soldi. Niente bellezza. Niente simpatia. Niente fascino. Forse qualche buon sentimento. Ma pare che di questo non freghi niente a nessuno. E i giorni passano e la tua anima sprofonda nel buio, in un baratro dal quale nessuno può sollevarti. Poi arriva un giorno in cui ti dici che non vuoi nemmeno essere più sollevata. E allora smetti di truccarti, smetti di vestirti bene, mandi all’aria la dieta e tutti i sacrifici che hai fatto. Ricominci a spendere la paghetta in fumetti, almeno quelli non tradiscono. Smetti di cercare i pochi amici che ti sono rimasti, a che servono i falsi pietismi? Smetti di parlare con i tuoi genitori, tanto i discorsi sono sempre gli stessi. Smetti di guardarti allo specchio, ti rimetti quei vestiti informi e sbiaditi che però sono comodi e ti danno la sensazione di affondarvi dentro. E scomparire dove nessuno può più vederti. Né ferirti.
Monica Betti, insegnante di Scuola dell’infanzia